giovedì 17 ottobre 2013

Dubbi, anzi certezze, sui dubbi del pareggio di bilancio

Tratto dal link: Dubbi, anzi certezze, sui dubbi del pareggio di bilancio


Ricordo che a sei anni, in prima elementare, ho imparato il concetto basilare dell'algebra: ovvero che i numeri possono avere due polarità, positivi (e quindi va il segno +), negativi (e quindi va il segno -). Ricordo anche che a 19 anni, al primo anno di università, l'algebra mi è stata davvero utile per imparare, mentre preparavo l'esame di economia politica, i saldi settoriali di un Paese. Ho imparato quindi che un sistema economico si poggia su saldo interno, saldo estero e saldo pubblico.
1) Il saldo interno è dato dalla differenza tra investimenti delle imprese (domanda di beni e servizi per accrescere la capacità produttiva) è il risparmio privato delle famiglie al netto di consumi e tasse (I-S).
2) Il saldo estero è dato dalla differenza tra esportazioni e importazioni (X-M). Ma in questo saldo non vengono conteggiate solo le merci (che bastano per ricavare la bilancia commerciale) ma anche i fattori di produzione (lavoro e capitale). E già, perché anche il lavoro e il capitale si possono esportare e importare. Ad esempio quando un residente italiano percepisce uno stipendio per un lavoro all'estero o quando, molto semplicemente, si acquistano titoli stranieri che danno un rendimento (capitale) pagato da un altro Stato. Inserendo anche questi due elementi si arriva al saldo delle partite correnti (CA), o saldo estero.
3) E poi c'è il saldo pubblico, semplicissimo da capire. Dato dalla differenza tra spesa pubblica (G) e tasse (T). Se è positivo vuol dire che uno Stato immette valore a vantaggio della collettività. Se è negativo vuol dire che lo Stato sottrae ricchezza alla collettività. Lo Stato, in condizioni di pieno potere, è anche l'unico ente preposto alla gestione monetaria.
La regola d'oro che ho imparato mentre preparavo questo esame è che la somma dei tre saldi settoriali dell'economia di un Paese è algebricamente uguale a 0.
In pratica: (I-S) + CA + (G-T) = 0.
Oppure: saldo interno + saldo estero + saldo pubblico =0.
Questa regola d'oro andrà mediata, a partire dal 2014, con un'altra "regola d'oro", quella del pareggio di bilancio. Entrato a far parte della Costituzione con il novellato articolo 81 dopo l'approvazione nell'aprile del 2012 ad ampissima e traversale maggioranza di una apposita legge costituzionale.
Ciò significa che uno dei tre saldi (quello pubblico) dovrà essere necessariamente =0 perché lo Stato diventerà neutrale per definizione (e Costituzione). A questo punto la partita si riduce tra saldo interno e saldo estero. Dato che la somma tra questi due saldi dovrà essere necessariamente nulla, non si scappa. Se il saldo con l'estero sarà positivo (le esportazioni superano le importazioni) vuol dire che il saldo privato dovrà essere negativo. E viceversa. 
Questo significa che c'è una relazione inversa tra investimenti delle imprese e saldo delle partite correnti e c'è una relazione diretta tra risparmio privato e saldo delle partite correnti. Quindi se non esportiamo di più di quanto importiamo il risparmio privato si riduce e diventiamo algebricamente più poveri. Oppure siamo costretti a indebitarci. 
p.s. siamo sicuri che rendere uno Stato neutrale sia la cosa più giusta? Soprattutto se si tiene conto che il debito tecnicamente non è importante in quanto tale ma lo è come strumento per finanziare la crescita. L'aspetto centrale è quindi che la crescita di un Paese sia superiore ai tassi che esso paga per indebitarsi. Ma come è possibile questo con uno Stato che diventa spettatore di se stesso?