martedì 22 settembre 2015

La lezione del giorno, la Francia

Tratto dal LINK http://goofynomics.blogspot.com/2015/09/qed-58-la-francia-la-lezione-del-giorno.html
...e così è successo! Se ne sono accorte anche le volpi di Moody's che in Francia qualcosa non va (come noi ripetiamo da tempo), e l'hanno degradata: da Aa1 a Aa2, cioè dal secondo al terzo posto, nella loro gerarchia (perché da primo a secondo l'avevano degradata già, il 19 novembre del 2012, cioè 198 giorni dopo il downgrade di Goofy, che quindi era arrivato 198 giorni prima - se loro sono arrivati, come di consueto, 198 giorni dopo...).

Oggi spiegherò ai miei studenti in che modo Goofynomics attribuisce i suoi rating. Una cosa che potrà essergli utile se mai dovessero operare in qualche azienda, anche perché, come ho detto loro nella prima lezione, rebus sic stantibus il loro destino sarà o di lavorare all'estero, o, se proprio va bene, di lavorare con l'estero. Questo perché, come sapete, lo scopo delle "riforme" salvifiche è quello di distruggere la domanda interna allo scopo di forzare un aggiustamento al ribasso del costo del lavoro, che renda più convenienti (ovvero più "competitivi") i beni nazionali sui mercati esteri. Peccato che, così facendo, per definizione si tolgano soldi a chi quei beni vorrebbe comprarli sul mercato interno (gli abitanti del paese che li produce, noi, gli italiani - se questa parola non è ancora una parolaccia...). Quindi i miei studenti occorre sappiano che se saranno bravi scapperanno, e resteranno solo se saranno scarsi o fortunati.

Punto.

In ogni caso, per capire quanto potrà durare il paese nel quale si trasferiranno, o col quale commerceranno, dovranno attribuirgli un rating, e questo è appunto quello che insegnerò loro dopo averlo insegnato a voi in tante occasioni.

Lo strumento essenziale per orientarsi è l'analisi del saldo delle partite correnti, che descrive se e quanto un paese dipende dal resto del mondo (cioè dalle merci e dai fattori di produzione - capitale e lavoro - esteri), e l'analisi dei saldi settoriali, che illustra sommariamente perché un paese dipende (se dipende) dal resto del mondo (e in particolare, nel caso il paese importi capitali esteri, illustra quale settore, se quello pubblico o quello privato, è finanziato da questi capitali).

La teoria l'ho discussa a lungo in due vecchi post sulla Grecia, questo e questo. La riprendo qui in sintesi, anche perché questo post non è per voi: è per loro.

Il punto di partenza è la definizione del prodotto nazionale lordo:

Y = C + G + I + X - M + RNE

La somma dei beni e servizi prodotti, e quindi dei redditi corrisposti, in un determinato periodo (la variabile Y), in una economia di mercato deve coincidere, in buona sostanza, con i beni e servizi acquistati da qualcuno, cioè con:

C = consumi (acquisti delle famiglie)
G = consumi collettivi (acquisti del Governo, cioè dello stato, del settore pubblico)
I = investimenti (acquisti di beni durevoli da parte delle imprese)
X= esportazioni (acquisti di beni e servizi da parte del resto del mondo)

A questa somma si sottrae:

M = importazioni (perché sono beni consumati nel paese, ma prodotti altrove, e che per questo motivo hanno prodotto reddito altrove)

e si aggiunge:

RNE = redditi netti dall'estero, ovvero la differenza fra:

a) i redditi percepiti dai fattori residenti (capitale e lavoro) impiegati all'estero, cui si sottraggono:
b) i redditi corrisposti ai fattori esteri impiegati in Italia.

In RNE  magna pars sono i redditi da capitale. Sono quindi redditi attivi interessi e profitti percepiti da residenti in Italia per capitali prestati al resto del mondo, e sono redditi passivi interessi e profitti pagati da residenti italiani a residenti esteri sui capitali avuti in prestito da questi ultimi (che ovviamente per gli italiani, che li hanno presi in prestito, sono un debito).

Notate che:

X - M è il saldo commerciale (beni e servizi), noto anche come esportazioni nette (cioè al netto delle importazioni)

X - M + RNE è il saldo delle partite correnti. Lo chiamiamo CA (current account), e quindi scriviamo:

CA = X - M + RNE

Se CA è positivo il paese esporta più beni di quanti ne importi, e (o) percepisce più redditi di quanti ne paghi: quindi, non dipende in modo cruciale né dalle merci, né dai fattori di produzione altrui (ovviamente bisogna valutare caso per caso).

Se CA è negativo, il paese ha un problema: dipende dal resto del mondo o per l'acquisto di merci, o per l'uso di fattori di produzione (ad esempio, perché è indebitato), e questa situazione conduce prima o poi al downgrade (perché non è sostenibile).

Possiamo quindi scrivere (sostituendo la definizione di saldo delle partite correnti in quella di reddito nazionale):

Y = C + G + I + CA

e quindi, portando tutto a sinistra:

Y - C - G - I = CA

ovvero

S - I = CA

dove

S = Y - C - G

è il risparmio nazionale, che si ottiene sottraendo al reddito nazionale i consumi nazionali (privati e pubblici). Lo capite che quello che risparmiate è la differenza fra quello che guadagnate e quello che spendete, no?

Bene.

S - I = CA significa che se i risparmi nazionali (S) sono maggiori del fabbisogno finanziario delle imprese per l'acquisto di beni capitali (I), allora resterà una differenza positiva (CA>0) che verrà reinvestita sui mercati finanziari internazionali.

Nota: S è grande se i consumi sono contenuti. Consumi contenuti significa importazioni contenute (verifica: andate al supermercato e leggete le etichette). Quindi se C è piccolo, M è piccolo, S è alto e CA è alto, sia che lo leggi come CA = S-I, sia che lo leggi come CA = X - M + RNE (anche qui, ci sarebbero molte considerazioni da fare, ma ci accontentiamo).


La relazione CA = S - I ci permette di arrivare ai saldi settoriali. Per questo passaggio introduciamo una variabile: T, le imposte dirette nette (quanto diamo allo Stato via IRPEF, IRES, ecc., meno quanto lo Stato dà a noi via prestazioni previdenziali, assistenziali, sanitarie...).

Questa variabile ci permette di "spacchettare" il risparmio in due componenti: privata e pubblica.

Per farlo, procediamo aggiungendo e sottraendo T alla definizione di risparmio nazionale:

S = Y - T - C + T - G

e introducendo due nuove definizioni:

Sp = Y - T - C
Sg = T - G

dove Sp è il risparmio privato (reddito nazionale, meno imposte, meno consumi) e Sg è il risparmio pubblico (quanto entra allo stato via imposte nette, meno quanto esce via consumi).

Di conseguenza, possiamo aggiornare la definizione di saldo delle partite correnti considerando il risparmio "spacchettato":

CA = Sp + Sg - I

oppure, riordinando i termini:

Sp - I + Sg - CA = 0

dove:


  1. Sp - I è il saldo finanziario del settore privato (quanto ha risparmiato, meno quanto ha speso per investimenti);
  2. Sg è il saldo finanziario del settore pubblico (quanto è entrato via imposte meno quanto è uscito via consumi);
  3. -CA (occhio al segno!) è il saldo finanziario del settore estero (quanto ha guadagnato vendendoci beni - le sue esportazioni sono le nostre importazioni, cioè M - meno quanto ha speso comprando i nostri beni - le sue importazioni sono le nostre esportazioni, cioè X).
Il punto relativamente difficile da capire è il 3. Se passate quello scoglio, siete a posto, e per aiutarvi vi faccio notare che:

-CA = M - X - RNE

quindi -CA cresce se al netto (delle esportazioni) importiamo molte merci, il che significa, tendenzialmente, che stiamo anche importando capitali, appunto per pagare le sullodate merci (il ragionamento sui redditi lo lascio a voi per esercizio e lo chiedo all'esame: per i 20000 lettori abituali l'esame è ogni giorno, per i 20 studenti sarà un numero limitato di giorni, auspicabilmente pari a uno).

Se vogliamo vedere questi numeri nel caso della Francia, dobbiamo andare sul sito del Fondo monetario internazionale e scaricarci il foglio Excel con il database dell'ultimo World Economic Outlook, che ad oggi è quello di aprile 2015 e si trova qui. Il foglio Excel che ci interessa si trova cliccando su "by country":


Il foglio ha una struttura molto semplice: le righe sono variabili, le colonne date (anni). Se ci interessa la Francia, dovremo selezionare i dati che qui vedete evidenziati in giallo:


Il "General government net lending/borrowing" è T-G: è "lending" (soldi dati a prestito) se positivo, è "borrowing" (soldi presi in prestito) se negativo, e a questo proposito vi ricordo una vecchia storia...

Il "Current account balance" è CA, ovviamente, e cosa significa lo sapete.

Notate: i dati sono sia in miliardi (di valuta nazionale o di dollari) sia in percentuale del Pil.

Direte: ma i saldi non sono tre? E quello privato?

Non serve!

Infatti i tre saldi devono bilanciare a zero: semplicemente perché non puoi prendere soldi in prestito (e quindi avere un saldo negativo) se nessuno te li presta (avendo quindi lui un saldo positivo) - precisazione: questo ragionamento vale in termini netti.

La morale della favola è che siccome:

Sp - I + Sg - CA = 0

ne consegue che il saldo finanziario privato è:

Sp - I = CA - Sg

Se fate questa operazione in Excel, o come volete voi, viene fuori una cosa simile:


e se volete vedere il disegnino, viene fuori questo:


dove la cosa che preoccupava me a inizio 2012 e Moody's a fine 2012 era l'andamento della linea verde, cioè dei soldi che il settore estero prendeva in prestito dalla Francia (se negativa) o prestava alla Francia (se positiva). Vedete che questa parte sottozero (il settore estero era in deficit con la Francia, cioè la Francia gli prestava soldi, era - lei - in surplus) e poi cresce inesorabilmente (il settore estero passa in surplus con la Francia, cioè presta lui soldi a lei). Con la crisi vediamo quanto accade di solito: la linea rossa (deficit pubblico) piomba a picco, fino a un deficit del 7% del Pil (saldo pubblico del -7% del Pil), perché il governo si indebita per i soliti motivi (salvare le banche, sostenere i redditi di cittadini e imprese). Ma in Francia, contrariamente a quanto accade di solito nelle crisi finanziarie di questo tipo, non c'è reversal del saldo con l'estero (la linea verde resta positiva, la Francia continua a importare capitali). Ovviamente dopo un po' i mercati finanziari si spazientiscono ("perché continui a prendere in prestito? Quando restituirai? Ce la farai?") e arriva il downgrade.

E questo è un pezzo di storia, che abbiamo raccontato in dettaglio ad esempio qui (mostrando come illustri premi Nobel nel 2012 non avessero capito una fava, fra l'altro: ma quando un postkeynesiano incontra un neokeynesiano, il neokeynesiano scava...).

E se vogliamo saperne di più? In particolare, se vogliamo vedere chi nel settore privato si è indebitato (famiglie o imprese)?

In questo caso ci occorre il database AMECO, che potete consultare qui.

Per ogni settore, dovete andare a selezionare il suo "Net lending (+)/net borrowing (-)", e quindi fare una cosa di questo tipo:



Il "Net lending/borrowing" della "Total economy" (la prima variabile selezionata) è CA, poi seguono i saldi delle imprese (Corporations), famiglie (Households) e settore pubblico (General government).

Nel database queste variabili si chiamano rispettivamente UBLA, UBLC, UBLH e UBLG ("A" penso stia per "All sectors"), e quindi accadrà che, a meno di discrepanze contabili (che ci sono!):

UBLC + UBLH + UBLG - UBLA = 0

(e dovreste capire da voi perché).

Cliccando sul pulsante "Next" AMECO vi consente di scaricare i dati, e anche in questo caso potete fare un simpatico disegnino, che nel caso della Francia dovrebbe venir fuori così:


Notate: AMECO non vi dà il rapporto al Pil per tutti i saldi (solo per quello pubblico, nel caso della Francia). Quindi io ho preso il dato in miliardi di euro (ricostruito all'indietro per il periodo nel quale l'euro non c'era). Si vede ugualmente la progressione del saldo estero (l'estero parte debitore e arriva creditore della Francia, linea violetta), e si vede anche il progressivo deterioramento del saldo finanziario delle imprese (la linea rossa), che prima dell'euro erano risparmiatrici nette, e dopo la crisi invece non lo sono più.

E Moody's si preoccupa...